Il grande pubblico non conosce l’attività dei fratelli Maggiora a Torino, che iniziò e si sviluppò soprattutto in Barriera di Milano e Borgo Aurora, quartieri popolari a nord della metropoli subalpina.
Tutto iniziò sul finire degli anni ’20, quando Giovanni Maggiora rilevò il cinema Palermo sito nell’omonimo corso. Negli anni ’30 il circuito cominciò a prendere forma con l’acquisizione del Sociale, in Corso Vercelli e l’inaugurazione dell’Adua, in Corso Giulio Cesare. In quel periodo si era notato un certo calo nell’affluenza del pubblico, che i Maggiora cercavano di attirare con la distribuzione di regalini, come jò jo e ovetti di cioccolato: Giovanni Maggiora venne quasi subito affiancato nella conduzione dei locali dal fratello Luigi, che lasciò la gestione di un bar. |
Accanto alle proiezioni cinematografiche, il palcoscenico dell’Adua ospitava, come molti altri locali, Fortino, Brescia, Ideal, Frejus, artisti, spettacoli d’arte varia, con presentatore, comici e soprattutto ballerine, ma anche prestigiatori, mangiafuoco, contorsionisti e addirittura cascatori e trapezisti. Dall’Adua passarono molti comici e soubrette che avrebbero ottenuto una certa notorietà. Gli spettacoli iniziavano alle 16 con un film, proseguivano col varietà, altri due film, nuovamente il varietà e per concludere ancora un film. Negli anni ’40 fu preso in gestione anche il Brescia, seppur per breve tempo. Gli spezzoni incendiari lanciati durante la guerra danneggiarono l’Adua e il Sociale ma furono immediatamente controllati, senza causare gravi conseguenze. I film migliori passavano per il Sociale, mentre l’Adua programmava film di terza visione.
Gli anni cinquanta
Gli anni ‘50 video il circuito ampliarsi con l’acquisizione del Capitol, in centro città, del Fortino e dell’Aurora. Il Capitol fu dapprima assunto ingestione da Luigi Maggiora e dal figlio Angelo, ma successivamente inglobato nel circuito. L’Aurora era un piccolo cinema di Corso Brescia (celebrato d Gipo Farassino in una nota canzone "Porta Pila", in fondo alla pagina), non riscaldato, senza servizi igienici, a buon prezzo, ma molto frequentato. Fu chiuso dai Maggiora per ristrutturazioni e migliorie ed alla riapertura si notò un paradossale calo di presenze dovuto al ritocco dei prezzi.
Nel 1954 s’inaugurò il Cine Major, in Corso Giulio Cesare, che divenne il punto di riferimento dei circuito, che ormai copriva quasi interamente la zona di Barriera di Milano, spingendosi oltre solo nel caso del Capitol |
La crisi dell'anima
Per qualche anno l’Adua continuò a funzionare come teatro d’arte, gestito dal Gruppo della Rocca. Oggi è stato demolito ed al suo posto è sorto un palazzo d’otto piani, denominato tristemente “Condominio Adua”. Il 6 di Via Cuneo, però, è ancora lì a pochi passi e non è cambiato... residuo fossile di un'era di semplice povertà, forse più felice dell'oggi.
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Gli anni ’70 con la liberalizzazione dell’etere, colpirono duramente anche i locali dei fratelli Maggiora. Dopo aver ceduto il Capitol alla GIAC, stessa sorte subirono il Fortino, l’Aurora ed il Palermo. Il Nord era chiuso da tempo, seguito dall’Aurora. il Palermo visse per un periodo come sala d’assai, poi cedette il passo ad un salone di sartoria per abiti da sposa.
Il Sociale fu diviso in due lotti: nella galleria si ricavò una sala corse, mentre la platea restò cinema per qualche tempo, poi fu ristrutturata e trasformata in negozio. Il Brescia, che era stato demolito e ricostruito, fu ribattezzato ABC, e in ultimo venduto; dai suoi locali fu ricavata una discoteca, il noto Big Club. Il Major fu ceduto e resistette per un lustro convertendosi prima in sala a luci rosse, poi in prima visione. Oggi è stato frazionato e nella platea è nato un discount. |