Alcune compagnie più strutturate, quindi, presentavano talvolta numeri di magia e di equilibrismo. Vi era, ovviamente, un avanspettacolo di serie A ed uno di serie B. ovvero, compagnie molto povere cui era negato esibirsi in cinema-teatri di città ed erano costrette a battere teatrini di provincia e di paesi sotto la continua minaccia del capococomico che annunciava: ”Bambole, non c’è una lira”; ma è di artisti dell’avanspettacolo che si alimenta il teatro di varietà, la commedia musicale, l'operetta e il cinema comico e satirico.
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Il Teatro d'Avanspettacolo si sviluppa in Italia intorno agli anni trenta e durerà sino alla metà degli anni cinquanta. Era un genere d'arte varia nata dalle ceneri del teatro leggero o Varietà, in auge sino a quando il fascismo non decide di concedere forti sgravi fiscali ai teatri italiani che scelgano di trasformarsi in sale di cinema.
Pur di sopravvivere, capocomici, ballerine, gruppi musicali e maestranze tecniche, si adattano a costruire uno spettacolo breve, della durata massima di un’ora, che andasse in scena prima della proiezione cinematografica. La compagnia base annoverva solitamente un comico-fantasista, una soubrette, un corpo di ballo formato al massimo da dieci ballerine e un cantante. Nei cinema teatri più "ricchi", potevano aggiungersi figure quali il prestigiatore, l'ipnotizzatore, il trasformista, la contorsionista o i nani. Quello della passerella, era il momento clou dello spettacolo. Si rubavano i fiori dai giardini pubblici per offrirli alle ballerine. Le ballerine ringraziavano accostandosi al donatore che aveva così la possibilità di dare una occhiata più attenta al seno o alle cosce e a respirare quel profumo di cipria e sudore che sapeva di peccato.
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Ricordiamo in ordine sparso quegli attori che ebbero come gavetta l'avanspettacolo e il varietà: Ettore Petrolini, Nicola Maldacea, Raffaele Viviani, Totò, Erminio Macario, Umberto Capece, Mario Ferrero, Clara Gessaga. Carlo Campanini, Gianni Agus, Mario Marchetti, Eduardo De Filippo, Peppino De Filippo, Fiorenzo Fiorentini, Alberto Sordi, Aroldo Tieri, Ugo Tognazzi, Raimondo Vianello, I Brutors, Gipo Farassino, Aldo Fabrizi, Lino Banfi, I Fratelli De Vico, Anna Campora, Tino Scotti, Ave Ninchi, Paolo Borboni, Vanda Osiris, Alberto Sordi, Renato Rascel, Mario Riva, Riccardo Billi, Nino Taranto, Aldo e Carlo Giuffré, I Fratelli De Rege, I Fratelli Carotenuto, Jole Silvani, Marisa Del Frate, Giulio Marchetti, Lauretta Masiero, Delia Scala, Walter Chiari, Romolo Valli, Carlo Dapporto, Gino Bramieri, Paolo Panelli, Bice Valori, Franca Valeri, Vittorio Caprioli, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, Ric e Gian e tanti, tantissimi altri, un numero quasi infinito di nomi meno noti al grande pubblico ma bravi quanto i loro collegi più famosi, come ad esempio Elio Veller.
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Molti i film dedicati a questo mondo, citiamo Luci del Varietà (esordio alla regia di Federico Fellini, affiancato da Alberto Lattuada) e Polvere di Stelle, regia di Alberto Sordi. Le soubrette con il nome in cartellone, godevano di gra popolarità anche fra il pubblico delle compagnie più scalcinate. L’avanspettacolo andrà esaurendosi per l’arrivo della televisione e dei film hard. Gli ultimi presentavano anche numeri di spoglierello ma non c’era più il comico dalle battute antigovernative (anche durante il fascismo) e le ballerine che si esibivano alla fine, sculettando sulla passerella tra fischi, lazzi e dichiarazioni d’amore!
La compagnia di maggior successo fu quella di Mario Ferrero, in cartellone per dieci anni al Romano, fino al 1956, e per altrettanti anni al Maffei. Secondo lo storico del cinema Lorenzo Ventavoli, «... non v'è studente torinese degli anni Quaranta ed è raro che qualche torinese dai capelli bianchi non ricordi la straordinaria popolarità di Mario Ferrero e della sua compagnia stabile: 11 mesi l'anno, una rivista alla settimana, soubrettes che scalano la salita al successo, soubrettine che incantano sinuose, autori che sfornano decine di copioni».
Ventavoli conosce bene quest'ultimo aspetto: oltre agli autori «principali» Renato Battaglia, Mario Gallucci e Pino Campioli, c'erano anche coppie di «sostegno». Una era Ross e Frarò (Ugo Rossella e Franco Roberto, l'altra si chiamava Revolt e Pio, cioè Giorgio Poti e lo stesso Renzo Ventavoli, all'epoca studenti cinefili e burloni…
Ventavoli conosce bene quest'ultimo aspetto: oltre agli autori «principali» Renato Battaglia, Mario Gallucci e Pino Campioli, c'erano anche coppie di «sostegno». Una era Ross e Frarò (Ugo Rossella e Franco Roberto, l'altra si chiamava Revolt e Pio, cioè Giorgio Poti e lo stesso Renzo Ventavoli, all'epoca studenti cinefili e burloni…